Da Carlo Magno a Gutenberg: i libri che hanno fatto l’Europa

Entrai e aspirai quel profumo di carta e magia che inspiegabilmente a nessuno era ancora venuto in mente di imbottigliare..

Un inebriante odore di antico, di storia, di fantasia si respira in questi giorni presso la Biblioteca dell’Accademia Nazionale dei Lincei e Corsiniana con la mostra I libri che hanno fatto l’Europa aperta fino al 22 luglio 2016. Grazie al lavoro di Roberto Antonelli, Michela Cecconi e Lorenzo Mainini, in vista del XXVIII Congresso internazionale di Linguistica e Filologia romanza che si terrà nella Capitale a metà luglio, sono stati raccolti ed esposti 180 preziosi pezzi unici latini, romanzi, greci, arabi ed ebraici suddivisi secondo cinque sezioni diacroniche con testi, video, mappe e supporti mediatici che aiutano a collocare le opere nel loro contesto e nel loro percorso storico che va dalla tradizione classico-cristiana, verso la nuova moderna cultura europea che trova a Venezia la sua capitale mondiale.

Mostra Libri Europa_invito inaugurazione.jpgDalla renovatio culturale (e politica) di Carlo Magno, per passare attraverso Dante, Petrarca, Bembo, i grandi storiografi e lirici, fino ad arrivare al 1467 a Subiaco con la stampa dei primi libri italiani (sant’Agostino, Cicerone e Lattanzio), pochi anni dopo la rivoluzione di Gutemberg della stampa a caratteri mobili: si apre così  l’età Moderna.

La mostra I libri che hanno fatto l’Europa è  dunque un viaggio attraverso pergamene, colori brillanti e minuscole, ma è soprattutto un viaggio alla ricerca delle radici della cultura europea, complessa, dalle molteplici sfaccettature che si riflette nell’ampia pluralità di culture e di libri dai quali è stata trasmessa; proprio in questa fase di crisi del percorso unificativo e di messa in discussione dei principi cardine, tra crisi economica e violazioni dei diritti, la mostra vuole raccontare un’unità culturale il cui presupposto è proprio la diversità.

cultura-160331145606E quale luogo migliore se non l’Accademia dei Lincei? Fondata nel 1603 da Federico Cesi con lo scopo di costituire una sede di incontri rivolti allo sviluppo delle scienze e alla divulgazione delle scoperte ad publicam utilitate. La Lince, proprio secondo il bestiario medievale, per la sua vista acuta diventa emblema dell’osservazione autoptica della Natura.
Osservare, scrivere, imprimere e divulgare: erano queste le quattro fasi necessarie e obbligate dello sviluppo scientifico. Il vero genio è chi comunica i beni della scienza, in una sorta di religio della scienza che, nel pieno del Barocco, crede fermamente nella superiorità dei moderni sugli antichi (e Galileo non perderà occasione nel 1611 di entrare nell’Accademia). E così, dunque, come l’intento principale dell’Accademia è stato l’essere utile alla società contemporanea attraverso lo studio e  la divulgazione, allo stesso modo, i libri esposti, seppur di secoli precedenti, sono nati per essere trasmessi, che essi siano strumenti del potere o ambasciatori di novità, evangelari o storie di  «donne, cavallier, arme, amori..», sono i compassi e cannocchiali e sestanti e mappe  per aiutarci a navigare nei pericolosi mari della vita umana.

Elena Li Causi per MIfacciodiCultura

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