Massimiliano Fuksas, il made in Italy e quella Nuvola da 240 milioni

Ha aperto i battenti sabato 29 ottobre, in diretta televisiva RAI, il nuovo centro congressi della Capitale realizzato nel quartiere Eur. Tra musica, danza e grandi artisti, l’opera di Massimiliano Fuksas e della moglie Doriana è stata inaugurata nel migliore dei modi con una festa di apertura che è anche festa di diciottesimo.

Il concorso per la realizzazione della cosiddetta Nuvolafu, infatti, indetto ben 18 anni fa, Massimiliano Fuksas, il made in Italy e quella Nuvola da 240 milioninel 1998, la posa della prima pietra avvenne l’11 dicembre 2007 e l’inizio lavori nel marzo 2008. Un cantiere lungo 18 anni, costato più di 239 milioni di euro. Inevitabile il malcontento dell’archistar romano, classe 1944, presente all’inaugurazione (nonostante avesse prospettato una possibile disertazione), che in una recente intervista ha dichiarato:

No, no e no. Non ho altri 18 anni da aspettare […] Mi volete male! Per nessuna delle opere che ho realizzato in tutto il mondo ci sono voluti 18 anni, nessuna. […] Ora vorrei che la Nuvola ospitasse una grande mostra di arte, grandi installazioni e grandi congressi. Vorrei anche che l’albergo funzionasse. Vorrei anche che queste cose accadano presto perché gli edifici non utilizzati si degradano nei due anni successivi alla loro inaugurazione. E se dovesse accadere ci vorrebbero molti soldi per recuperare la Nuvola.

Non è una novità che tra le capacità di Fuksas vi sia, dice Portoghesi: 

[…] la volontà di stupire e destare meraviglia, il desiderio di scavare in profondità.

Massimiliano Fuksas, il made in Italy e quella Nuvola da 240 milioniLa chiesa di San Paolo Apostolo a Foligno e l’aeroporto di Shenzhen del 2013 sono autorevoli esempi e adesso che lascia nelle mani della sua città la sua opera appena maggiorenne, i dubbi sul futuro dell’opera sono tanti quante le polemiche degli ultimi anni.

Per la costruzione dell’intero complesso sono state impiegate 37 mila tonnellate di acciaio (5 volte la Tour Eiffel) e circa 58mila metri quadri di vetro (7 campi da calcio). In una teca rigorosa e con moduli ripetitivi, di vetro e di acciaio, che ha l’apparenza di una serra, perfettamente in linea con il quartiere mussoliniano progettato da Piacentini,  si apre un fiore bianco e sinuoso: la «Nuvola», The Floating Space, «diffonde la luce dell’ottimismo addolcendo» dichiara Fuksas, proprio nel quartiere dove Fellini ambientava i sogni, tra le colonne del razionalismo fascista.

«Eccezionale e imponente» la descrive Virginia Raggi, sindaco di Roma contestata dal pubblico durante il suo intervento di sabato per aver denunciato gli sprechi delle amministrazioni precedenti, «impressionante e bella» sono invece le parole usate dal premier Matteo Renzi, il quale rende omaggio a tutti i lavoratori e artigiani che “con genio italico” hanno creato un’opera orgoglio dell’eccellenza made in Italy.

Una Nuvola-cloud che tiene insieme le possibilità di rilancio, un luogo fisico per gli incontri ma anche il posto da cui rilanciare le grandi speranze dell’italia, un’occasione per presentare al mondo una Roma contemporanea e proiettare la Capitale verso il turismo congressuale (si prospettano 350 milioni l’anno) tale da competere con le altre capitali europee.

Dopo le Nuvole di Aristofane e quelle di Pasolini («Che cosa sono le nuvole?» si chiedono i protagonisti dell’omonimo film), a Roma protetto dal vetro e dall’acciaio, un oggetto organico vive dentro una teca: il caos imprigionato nel razionale, l’aria mutata in travertino, quasi in un esperimento alchemico, una Nuvola d’insostenibile leggerezza.

Elena Li Causi 

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